110 anni di storia

E’ innegabile che il nome di Campoformido evochi, negli appassionati del volo, le origini e i fasti della nostra aeronautica in quelli che sono stati, forse, gli anni più belli ed entusiasmanti del volo italiano.

L’avventura aeronautica di Campoformido, nota fino ad allora per aver ospitato lo storico accordo che aveva sancito la fine della campagna italiana di Napoleone e della Repubblica Veneta, inizia alle 06.45 del 31 luglio 1913, quando il Bleriot pilotato dal Cap. Gino Zanuso atterra nei prati di San Canciano. Ad attendere il pilota del Battaglione Aviatori c’è un ufficiale alpino ed alcuni meccanici che segnalano la zona d’atterraggio con delle lenzuola.

I prati di San Canciano, che prendono il nome dal Santo al quale è consacrata la chiesa campestre lì costruita, posti immediatamente a sud della strada che collega Campoformido ad Udine e attraversati dalla Vecchia Postale, sono particolarmente adatti all’impiego aeronautico.

E’ l’inizio di una “meravigliosa avventura”.
Il 5 maggio 1915, pochi giorni prima dello scoppio della “Grande Guerra” arrivano gli aeroplani delle prime unità di volo. Sono i monoplani Bleriot delle: 5^, 6^, 7^ e 8^. Le prime tre si sistemano nella zona compresa tra la  linea ferroviaria e la statale mentre l’ultima opera nei pressi dell’abitato di Santa Caterina. I Bleriot della 5^ e 6^ Squadriglia entrano in azione il giorno successivo allo scoppio del conflitto, bombardando obbiettivi strategici a Monfalcone.

Altri reparti arrivano equipaggiati con velivoli sempre più prestanti. Arrivano così i velivoli che formano quelle che diverranno le prime unità da caccia, i Nieuport Ni.10 e uno dei precursori in questa specialità è il Ten. Francesco Baracca.
Baracca, che appartiene all’8^ Squadriglia Nieuport, viene incaricato, assieme ai suoi colleghi di Squadriglia e a quelli della 2^ Farman, della difesa della città di Udine, sede del Comando Supremo.

Le fila sui prati di Campoformido si ingrossano; arrivano ulteriori reparti con altri aeroplani; il Friuli diventa ora la culla dell’aviazione italiana e il complesso dei campi di Campoformido è il maggiore fra quelli presenti in Regione. Mentre i nostri cacciatori inseguono la loro sognata e agognata vittoria, Gabriele d’Annunzio vola con i Farman della 9^ Squadriglia e, assieme al Cap. Beltramo, sogna un’azione dimostrativa nei cieli nemici: nasce a Campoformido il sogno del volo su Vienna. Il “Vate” descrive nel suo “Notturno”, come solo lui sa fare, le sensazioni provate in volo sui campi di battaglia:

“Non mi sono mai sentito tanto pieno di musica come nelle pause della battaglia … Ripenso il ritorno dall’incursione aerea su Canale, con Ermanno Beltramo; il passaggio pel cielo di Gorizia, sotto cupole di scoppi bicolori; la discesa involontaria da tremila metri a mille e duecento, inebriante come l’ascesa; il mutuo cenno irridente verso il nemico che non correggeva il tiro; l’incuranza del dolore nella mano destra mezzo congelata; l’impeto musicale contrapposto al tono affievolito del motore; la folle smania del canto. Accensione lirica, radiatori freddi … feci balzando dalla carlinga su l’erba di Campoformido. E avevo fame…” la vittoria arride alle ali italiane. E’ il 7 aprile 1916 quando Baracca abbatte il primo velivolo nemico reduce da un bombardamento sulla stazione ferroviaria di Casarsa. Il Brandemburg C1 (61.57) colpito atterra nei pressi di Medeuzza. Ai piccoli ricognitori e ai minuscoli caccia si uniscono i mastodontici bombardieri Caproni Ca.3 che portano il loro carico di morte al di là delle linee, scortati dai nostri cacciatori.

I migliori piloti da caccia italiani vengono riuniti per formare una nuova Squadriglia, la 91^ successivamente chiamata “Squadriglia degli Assi”; assieme a Baracca volano e si coprono di gloria Olivari, Ranza, Ruffo di Calabria, Tacchini, Gorini, Sabelli e Costantini.

Purtroppo, arrivano i giorni tristi di fine ottobre del 1917 e le divisioni nemiche sfondano il fronte nella conca di Plezzo. Anche le unità aeree devono ripiegare. Combattono però fino a che il nemico arriva alle porte di Udine. I campi di Campoformido vengono abbandonati, le baracche incendiate, gli aeroplani inefficienti distrutti.

Dopo la sanguinosa Battaglia del Piave il nemico viene sconfitto e ricacciato indietro; l’ “anno terribile” dell’occupazione austroungarica ha finalmente termine. Le truppe italiane riconquistano Udine e il 4 novembre 1918 gli ultimi fanti nemici lasciano il paese e l’aeroporto di Campoformido.
La bandiera tricolore sventola nuovamente sui prati di San Canciano.

Con l’ascesa al potere del fascismo e del suo capo, Benito Mussolini viene rivoluzionata l’articolazione organica delle Forze Armate creandone una terza e nuova, la Regia Aeronautica: è il 28 marzo 1923. Inizia quindi un periodo di riorganizzazione e ricostruzione: vengono rinnovate le vecchie strutture, costruite di nuove e gli aeroporti sono intitolati ad aviatori caduti e decorati. Il 7 maggio 1923, con una cerimonia solenne, Campoformido viene intitolato al Magg. Ferdinando Bonazzi pluridecorato pilota di bombardieri Caproni. Il 1° febbraio 1927 e agli ordini del Col. Luigi Govi, arriva, proveniente da Lonate Pozzolo, il 1° Stormo. Il reparto è equipaggiato con i nuovi caccia Fiat CR.1. E’ un’unità di entusiasti, di giovani amanti del volo e dei suoi rischi che iniziano a condurre i loro caccia in acrobazie sempre più ardite fino a farle in formazione, inventando così un nuovo modo di volare. I suoi piloti strabiliano le folle con la creazione della prima pattuglia acrobatica che, con l’acquisizione del nuovo caccia FIAT CR.20, partecipa, nel 1930,  alla 1^ Giornata dell’Ala sull’aeroporto romano dell’Urbe. Le figure dei “Ragazzi di Campoformido” tengono con il naso all’insù migliaia di spettatori e la loro audacia meraviglia appassionati e colleghi. La pattuglia acrobatica di Campoformido è impegnata, sempre nel 1930, nella sua “Crociera Orientale” e, mentre riscuote i meritati allori, a Campoformido nasce in sordina l’Aero Club Friulano alla guida di Celso Ferrari.

Formalmente costituito il 25 settembre 1929, il sodalizio aeronautico udinese è intitolato al pilota di Caproni, udinese, Serg. Giacomo D’Odorico, caduto il 13 settembre 1916 nei pressi di Aquileia. L’Aero Club Friulano, nato da una sezione dell’Aerocentro Milanese, inizia il 1° Corso di pilotaggio denominato “dell’Oca Volante” utilizzando un vecchio Aviatik. A quest’ultimo si uniranno presto alcuni FIAT AS.1 che, alloggiati negli hangar del 1° Stormo, renderanno possibile il fiorire del Club e la sua graduale indipendenza. Dagli organici del 1° Stormo Caccia si prelevano piloti e specialisti per formare, il 1° giugno 1931, una nuova e prestigiosa unità, il 4° Stormo Caccia. Altri piloti e specialisti vengono tratti dal 1° Stormo, equipaggiato oramai con il leggendario FIAT CR.32,  per formare quello che diverrà un prestigioso reparto da caccia, il 6° Stormo. Accanto ai caccia decorati con l’  “Arciere” e con il “Diavolo Ghignante”, opera con grande profitto l’Aero Club Friulano presieduto dal Conte Orti Manara ma diretto con passione dall’istruttore Raffaello Scarton. Il sodalizio alato udinese ha ora una copiosa flotta e ha da poco iniziato i corsi di volo librato  che richiameranno, negli anni a venire, centinaia di allievi piloti da tutta Italia, rendendo quello di Campoformido uno dei principali Aero Club d’Italia.

Nel 1936, il Regio Aeroporto di Campoformido viene intitolato al pilota friulano Ten. Luigi Gabelli da poco scomparso in Etiopia e decorato con una Medaglia d’Oro alla Memoria.
Mentre il 1° Stormo Caccia è in guerra nei cieli di Malta, l’Aero Club continua, a fianco della neo costituita Scuola Addestramento Caccia Terrestre, a istruire nuove ali per l’Italia e per la sua aeronautica. Molti di loro vestiranno la tuta di volo e cuciranno sul petto uno stemma prestigioso, avranno le stellette sul bavero e serviranno la Patria con onore e coraggio in una guerra contro un nemico preponderante. Gli aviatori udinesi si stringono comunque attorno ai pochi rimasti, nella storica “Arizona degli Aviatori”, bar trattoria che ha ospitato il meglio del volo italiano e dove Gigi Covre e la sua Mariute accolgono tutti con affettuosa ospitalità.

Nel 1943 la guerra volge a favore degli alleati e le forze italiane sono costrette a retrocedere ovunque. Iniziano a comparire nei cieli delle città italiane i potenti bombardieri statunitensi e l’epilogo si avvicina. L’8 settembre 1943, l’annuncio del Gen. Badoglio ai microfoni dell’EIAR: è l’armistizio e, nello stesso giorno, le forze anfibie alleate sbarcano a Salerno. Il caos regna sovrano, non vi sono ordini. Il Col. Reglieri, al comando dell’aeroporto di Campoformido, riunisce tutti: non dà ordini ma invita a “fare secondo coscienza”.
La nuova repubblica del nord crea le sue Forze Armate e fra queste nasce l’Aeronautica Repubblicana. Le fila della nuova Forza aerea si ingrossano di piloti e di specialisti che aderiscono al “bando” del carismatico Ten. Col. Botto. La prima unità da caccia a formarsi, equipaggiata con i Macchi C.205, è il 1° Gruppo Caccia. Questa unità viene trasferita da Lagnasco a Campoformido il 12 gennaio 1944 e inizia subito il suo duro ciclo di operazioni diretto prevalentemente contro le grosse formazioni alleate che risalgono l’Adriatico dirette nel cuore industriale del Reich. Il 30 gennaio 1944 e Campoformido è colpito  dai 3700 ordigni a frammentazione lanciati dai possenti B-24 “Liberator” dei 449th e 450th Bomb Group. Il giorno successivo le forze aeree americane reiterano l’attacco. Questa volta, a lasciare le stive dei Boeing B-17G del 2nd Bomb Group, sono le pesanti bombe dirompenti da 1000 libbre. Dopo questo ulteriore attacco, l’aeroporto di Campoformido scompare; tutte le sue strutture sono danneggiate gravemente, scompare il mito dell’ “Arizona degli Aviatori” … e scompare per sempre l’aeroporto della “Pattuglia Folle”. L’aeroporto di Campoformido, estesosi enormemente verso sud  con un reticolo di vie di rullaggio che congiungono decine di rifugi paraschegge, diviene quindi sede di reparti della Luftwaffe equipaggiati con ricognitori Bf109, Ju88 e Ju188. A questi si aggiungono, a metà marzo del 1945, i veloci bireattori Arado A234B.

Queste innovative macchine decollano da Campoformido per ritornarvi con decine di metri di pellicola impressionati con le immagini dei porti alleati di Brindisi, Ancona, Marsiglia ed altri importanti obbiettivi strategici. Nonostante il dispiego di tanta tecnologia, il destino delle forze italo-tedesche è ormai segnato e, il 1° maggio 1945, le truppe inglesi entrano nell’aeroporto di Campoformido documentando prede e distruzioni. La Royal Air Force prende possesso dell’aeroporto che diventa “Udine R.A.F. Station” e vi basa, così come nei limitrofi aeroporti friulani e veneto-orientali, i reparti della Mediterranean Air Force. Questa potente forza aerotattica viene ufficialmente sciolta il 28 maggio del 1945 quando il comando inglese celebra il “Victory Day” durante il quale fa sfilare, nel cielo di Campoformido, più di 700 aeroplani. Gli inglesi restituiranno l’aeroporto di Udine alle autorità italiane e all’Aeronautica Militare nella prima settimana di ottobre del 1947 e Campoformido tornerà ad essere l’Aeroporto “Luigi Gabelli”.

La rinascita dell’aeroporto nell’immediato dopoguerra è difficoltosa e rispecchia lo stato generale della nazione. L’Aeronautica Militare non vi baserà più alcun reparto di volo pur utilizzandolo come scalo per i suoi velivoli e supportando con alcuni di essi, inquadrati nei Corrieri Aerei Militari, le comunicazioni aeree in un’Italia ancora menomata nelle vie di comunicazione. La mattina del 28 aprile del 1948, Bonzi e Lualdi decollano da Campoformido a bordo del loro piccolo SAI S.1001 “Grifo”, per quella che sarà la prima affermazione sportiva della nostra aviazione nel dopoguerra: un volo record senza scalo da Campoformido a Massaua. La rinascita dell’Aero Club Friulano avviene nel 1950, dopo la forzata interruzione delle attività dovuta agli eventi armistiziali del 1943 e la faticosa acquisizione di due velivoli; il Taylorcraft “Auster I-TONE e l’AVIA FL.3 I-AVIM sono i primi aeroplani sui quali gli aviatori sportivi friulano riprendono a volare e attorno ai quali si formerà la prima schiera di appassionati che daranno vita a uno dei più fecondi sodalizi alati d’Italia. Presso l’Aero Club Friulano iniziano i primi corsi di pilotaggio e accanto ai neo piloti di casa nostra, guidati dai sapienti consigli dell’istruttore Bruno Ganda, si brevettano molti appassionati austriaci, costretti a farlo in Italia a causa delle pesanti clausole armistiziali imposte allo stato austriaco.

Il 7 giugno del 1954 atterrano a Campoformido i primi Piper L.21B della neo costituita Aviazione Leggera dell’Esercito; inizia così a popolarsi la zona nord orientale del campo sud, con la costruzione di prefabbricati e piccoli hangar metallici smontabili. La giovane specialità della Forza Armata terrestre è composta da piccole unità denominate Sezioni Aerei Leggeri.

Nel mese di ottobre del 1958, smantellata la lunga pista in grelle, iniziano i lavori di costruzione che permetteranno, il 1° marzo dell’anno successivo, di ospitare i velocissimi intercettori teleguidati ceduti dagli Stati Uniti alla nostra Aeronautica e inquadrati nelle Squadriglie 1^, 2^, 3^ e 4^. I potenti missili Nike “Ajax” e “Hercules”, schierati nel campo sud, ricevono sulle derive il glorioso stemma della 1^ Aerobrigata Intercettori Teleguidati. Il G.91 è appena stato acquisito dall’Aeronautica Militare e, nel giugno del 1959, il 103° Gruppo che ne cura la sperimentazione, si schiera a Campoformido per testare questo jet all’impiego su terreni erbosi. Nello stesso periodo l’Aeronautica decide di demandare ad un unico reparto i compiti di rappresentanza devoluti fino a quel momento all’alternanza dei vari reparti;  viene stabilito di riportare la sede della pattuglia acrobatica nel Friuli che l’aveva vista nascere negli anni’30. Arrivano così a Rivolto, il 1° marzo 1961, gli F-86E dell’Unità Speciale, embrione di quella meravigliosa unità che prenderà il nome, il 1° luglio dello stesso anno,  di 313° Gruppo Addestramento Acrobatico “Frecce Tricolori”.

Nel 1964, l’arrivo dei primi elicotteri che equipaggiano le unità dell’Esercito si contrappone alla lunga tradizione dell’ “ala fissa” che da sempre contraddistingue l’aeroporto, mentre l’Aero Club Friulano inizia a prepararsi per quelli che saranno gli anni d’oro del sodalizio alato culminanti nelle grandi manifestazioni aeree annuali, inaugurate dalla M.A.C. 1 (Manifestazione Aerea Campoformido) del 1966.

Gli anni trascorrono e la crisi economica coinvolge gradualmente tutti gli enti che convivono sul sedime aeroportuale udinese. Nel 1986 le “Frecce Tricolori” si esibiscono per l’ultima volta nel cielo dello storico aeroporto interrompendo una tradizione iniziata alla data del loro insediamento in Friuli e l’Esercito decide che l’ultimo reparto di volo militare operante da Campoformido, il 5° “Rigel”, dovrà lasciarlo in nome di una sacrosanta razionalizzazione delle risorse economico-operative. Gli ultimi “baschi azzurri” se ne vanno nel 1998 alla volta dell’aeroporto di Rimini-Miramare. Unico utilizzatore dell’aeroporto rimane lo storico Aero Club Friulano che, fra alterne vicende e innumerevoli difficoltà, riesce a mantenere viva la fiamma della passione riunendo, nella storica sede, un numero sempre più esiguo di appassionati, attratti dalle molte realtà legate al volo ultraleggero che negli anni ’90 si sono sviluppate in Regione.

Tratto da “Campoformido 100” di R. Bassi – Aviani e Aviani Editori 2013